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PORTARE LE RAGAZZE NEL CERCHIO : RIVIVERE

Lavorando con le ragazzine di 9 -12 anni sul tema del Menarca e della Pubertà sono stata strabiliata dalla curiosità e dalla sensibilità che dimostrano riguardo alla scoperta del loro corpo e dei suoi processi.

Molte di loro hanno inoltre la percezione chiara della Ciclicità della madre, di come sia essa mutevole e attraversi notevoli cambiamenti nel corpo, nell’umore e nelle attitudini nel corso del mese mestruale.

Le ragazze lo sanno: lo sentono e lo vedono, e vogliono saperne di più.

Le donne lo nascondono, fanno finta di niente, tirano avanti, ingurgitano pillole, chiedono scusa e inventano scuse per nascondere un processo naturale, che non conoscono, non accettano e non sanno come gestire.

Cosa è accaduto alla ragazze che erano una volta queste donne?

Per rispondere a questa domanda abbiamo bisogno di rivisitare il nostro passaggio alla pubertà: come siamo-o non siamo- state preparate alla prima mestruazione e accolte nel mondo delle donne.

TI RICORDI IL TUO MENARCA?

La maggior parte delle donne di oggi-NOI- è stata accolta al Menarca con la seguente iniziazione: indifferenza, imbarazzo, vergogna, maledizione, celebrazione del diventare signorina senza sapere cosa significa, senza alcun contenuto e nel totale vuoto di significato, mero processo biologico, normale, naturale, niente da dire, accento sulla capacità riproduttiva e pericolo di gravidanza, prendi un assorbente e via.

Ecco alcune delle parole attraverso cui le Donne hanno descritto la loro esperienza di Menarca nei Cerchi che ho tenuto o a cui ho partecipato, per elaborare il mio:

A casa mia vigeva un silenzio assoluto riguardo tutto ciò che riguardava il corpo, e il corpo delle donne in particolare, un vero e proprio tabù.

Mi vergognavo così tanto che non riuscivo neanche a parlarne.

Non osavo chiedere perché vedevo che mia mamma era in difficoltà.

Era una tragedia: stavo male psicologicamente, non lo accettavo, mi vergognavo e lo nascondevo.

Non me e aveva mai parlato nessuno e ho creduto di morire vedendo sangue uscire da dentro di me.

Non ne avevo mai sentito parlare prima, è stato così traumatico che mi sono chiusa in camera per giorni, non l’ho detto a nessuno e uscivo solo per mangiare.

Vedevo le altre giustificarsi per non fare ginnastica: io sarei morta piuttosto di dirlo a tutti.

Ho pochi ricordi di quel periodo, e pur essendo tante donne in famiglia, non ha lasciato il segno.

Non ricordo nulla. Anche mia madre non ricorda.

Una cosa normale e neutra. Nessun problema.

Mia mamma non ha detto nulla, è andata a prendermi un assorbente e ha detto che mi sarebbe successo ogni mese e avrei dovuto imparare a conviverci.

Mi sentivo isolata e al tempo stesso curiosa del perché nessuno volesse parlarne con me.

Nel tempo ho raccolto anche la storia delle mia mamma e delle mie nonne.

Nessuna di loro è stata accolta con gioia e celebrazione per un avvenimento importante, nonché dotata del supporto emotivo, delle informazioni e dell’apprezzamento necessari ad affrontare tale trasformazione come una trasformazione significativa e positiva.

LE CONSEGUENZE DELL’ACCOGLIENZA MANCATA

Ciò contribuisce a spiegare la condizione della donna oggi nel mondo occidentale: imitazione scadente dell’uomo, confusa su ciò che la contraddistingue, avversa o insofferente riguardo la propria ciclicità e con scarso contatto e poca fiducia riguardo le potenzialità del suo corpo- e quindi con poca stima di sé come Donna.

Inutile andare alla ricerca dell’inizio della catena: non abbiamo sufficiente memoria, né tradizione, per arrivarci e siamo tutte figlie della stessa mancanza.

Nessuna di noi può dare ciò che non ha mai ricevuto, che non conosce e di cui non ha fatto esperienza.

Ma non tutto il male viene per nuocere: può essere proprio questa confusione riguardo la propria femminilità, questo rifiuto della ciclicità e il dolore che ne consegue, questa disconnessione dal corpo che ti porta da me!

Così donne che credono di avere un problema si ritrovano in realtà ben orientate sul percorso di guarigione del proprio Femminile– quel dolore, quella sofferenza, ma anche quel sentire che c’è di più, una curiosità innata, una voce interiore che dice “non può essere tutto qui, c’è altro sotto che non mi hanno detto”, diventa la porta per una scoperta che cambia la Vita per sempre, anzi la svela.

Perché il tuo Ciclo Mestruale è LA Vita dentro di Te, ed è in te per accompagnarti a vivere davvero, a fidarti di ciò che senti, ad ascoltare il tuo corpo più di chiunque altro.

Questa è anche la richiesta e la preoccupazione con cui arrivano le Madri ai miei percorsi di accompagnamento al Menarca per mamme e bambine: chiedono supporto nel rendere l’esperienza di loro figlia migliore della propria.

Sono in difficoltà, non sanno come fare e percepiscono un muro di rifiuto o una distanza che non sanno colmare.

Quella distanza rispecchiata dalle figlie riflette i nodi irrisolti con la loro stessa esperienza di Mestrualità.

Quindi, come spesso accade, la figlia diventa un’opportunità per la Madre per crescere come persona come Donna, riprendendo in mano i pezzi mancanti della sua storia, tornando al suo essere ragazza, ricordando e iniziando a rielaborare la sua esperienza.

UN’OPPORTUNITÀ DI TRASFORMAZIONE, ANCHE PER TE

C’è un alone di vergogna collettiva, di silenzi e non detti, di menzogna e falsificazione che aleggia su tutte noi. Lo si può percepire ogni volta che ci si sente in imbarazzo a pronunciare la parola Mestruazioni, o nel silenzio di non averla mai detta in pubblico, sentita o condivisa.

Si chiama Tabù Mestruale e ci impedisce di vivere pienamente e collettivamente una parte di Noi e del nostro Essere Donna.

Attraversandolo insieme, reinventando nuove occasioni e consuetudini per riappropriarci della nostra Mestrualità, contribuiamo a eliminarlo.

Celebrare consapevolmente il Menarca come donne adulte, come percorso da fare nei cerchi più e più volte, è una bellissima occasione di ricordarsi l’un l’altra da dove veniamo, la strada che abbiamo percorso e visionare quella che desideriamo percorre avanti, insieme.

Insieme accogliamo le ragazze dove siamo arrivate noi, e andiamo tutte avanti, insieme.